Con l’avvicinarsi del secondo anniversario della morte di Milton
Friedman, la Rivista di Politica Economica vuole ricordarlo
con una breve analisi del suo lavoro e delle sue idee. Sono lieto
di accettare la proposta dell’Editor della Rivista ripercorrendo brevemente
alcuni contributi di Friedman sulla teoria economica e
sul metodo di analisi, indirizzando l’attenzione su alcuni di essi,
meno popolari ma certamente altrettanto importanti.1 I lavori riguardano
l’economista Friedman, sebbene il suo contributo possa
essere accostato al pensiero di Hayek, Karl Popper, Von Mises
nella discussione politica-filosofica sulla centralità e libertà dell’individuo,
sul concetto di liberalismo, sui limiti e le distorsioni
che una maggiore presenza dello Stato nella vita pubblica e un
maggior potere dei politici comportano.
L’interpretazione e la selezione è personale, ma l’obiettivo di
questo breve ricordo è quello di fornire un’idea della dimensione
e dell’intensità del dibattito che le idee, le proposte e le teorie di
Friedman hanno generato. Erik Lundberg della Royal Academy of
Sciences, nel Presentation Speech afferma:
“It is rare indeed that an economist has gained such direct and indirect influence as Friedman has, not only on the course of scientific
research, but also on actual policies”.
È un dato di fatto che il suo apporto teorico e metodologico
ha prodotto “rivoluzioni” e generato “controrivoluzioni”, influenzando
il pensiero economico teorico e l’orientamento politico delle
istituzioni di politica economica e dei governi. Del resto l’analisi
o la critica di Friedman continua ad essere il punto iniziale
di innumerevoli saggi e tra quelli più fondamentali per lo sviluppo
teorico.