Chiedersi se la disoccupazione influisca sulla criminalità può
sembrare ozioso. È intuitivo infatti che una persona senza lavoro,
che vive una condizione materiale, mentale e sociale di forte
disagio, può essere tentata di commettere un reato molto più
facilmente di una persona che possiede un’occupazione. A sua
volta, quest’ultima non avrà né il tempo né sufficienti motivazioni
per considerare seriamente tale possibilità. Sembra ovvio
considerare la disoccupazione come uno dei principali fattori
criminogeni. Nonostante ciò, le analisi empiriche volte a stabilire
il segno e l’intensità di questo legame stentano a convergere
verso valori comuni e statisticamente significativi. La mancanza
di un riferimento quantitativo attendibile impedisce non solo di
calcolare correttamente il costo complessivo della disoccupazione
— un’informazione di per sé utile per la politica economica e
sociale — ma anche di calibrare adeguatamente, in termini di risorse e strumenti, le azioni specifiche di contrasto della criminalità.